Rigenerazione urbana senza i cittadini e le cittadine: correggere l’errore è necessario, in tempi brevi

Una politica di rigenerazione urbana senza la partecipazione di cittadini e cittadine è una politica destinata al fallimento.

Dal 7 aprile partono le domande per i contributi ai Comuni previsti del DPCM sulla rigenerazione urbana del 21 gennaio 2021 che prevede “l’assegnazione di contributi per investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale.”

Si tratta di un percorso che, stando ai documenti ufficiali, non prevede la partecipazione alla definizione degli interventi delle cittadine e dei cittadini residenti. Un grave errore, soprattutto se si tiene conto delle tipologie e della portata degli interventi, che impattano sulla qualità della vita delle persone e sono realizzati dalle amministrazioni pubbliche che costituzionalmente sono più vicine alla cittadinanza: i Comuni.

I contributi, infatti, “sono concessi per singole opere pubbliche o insiemi coordinati di interventi pubblici anche ricompresi nell'elenco  delle opere incompiute, volti a ridurre i  fenomeni  di  marginalizzazione, degrado sociale e a migliorare la qualità del decoro  urbano  e  del tessuto sociale ed ambientale attraverso interventi di:     

a) manutenzione per  il  riuso  e  rifunzionalizzazione  di  aree pubbliche e di strutture edilizie esistenti pubbliche  per  finalità di interesse pubblico, anche compresa la demolizione di opere abusive realizzate da privati in assenza o totale difformità dal permesso di costruire e la sistemazione delle pertinenti aree;     

b) miglioramento della qualità del decoro urbano e  del  tessuto sociale e ambientale, anche mediante interventi  di  ristrutturazione edilizia di  immobili  pubblici,  con  particolare  riferimento  allo sviluppo dei servizi sociali  e  culturali,  educativi  e  didattici, ovvero alla promozione delle attività culturali e sportive;   

c) mobilità sostenibile.

Si tratta di interventi di una certa dimensione (si arriva fino a 20 milioni di euro), di portata tale da incidere sulla qualità della vita delle persone nelle città e da richiedere, anche per ragioni non eludibili di carattere normativo, una partecipazione attiva della cittadinanza nella loro definizione. Risulta inoltre ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica sulle politiche urbane che quanto più i cittadini e le cittadine risultano coinvolti nei progetti, tanto più i risultati dell'azione pubblica sono positivi e duraturi per la qualità della vita nelle città.

Un metodo di coinvolgimento nelle decisioni potrebbe ben essere quello delle Assemblee di Cittadini e Cittadine su base campionaria, che si sta affermando in modo esponenziale in molti Paesi europei e non solo.

È perciò necessario che, quanto prima, s’intervenga sui criteri di valutazione dei progetti allo scopo di inserire fra di essi la partecipazione attiva della cittadinanza al disegno della rigenerazione urbana e che le relative spese vengano considerate ammissibili fra quelle di progettazione esecutiva degli interventi.